Cremona, Iannone (CasaPound): dal Csa Dordoni un’imboscata, la verità sta venendo fuori
Roma, 10 aprile – “A Cremona fummo oggetto di un’imboscata e difendersi fu l’unica scelta possibile di fronte all’assalto inaspettato e completamente immotivato dei militanti del Csa Dordoni armati di tutto punto. Fa rabbia che la follia di alcuni porti guai giudiziari, che siamo convinti si risolveranno presto, a chi non vuole altro che vedere riconosciuto il proprio sacrosanto diritto a fare politica”. Così il leader di CasaPound Italia, Gianluca Iannone, commenta gli arresti eseguiti per i fatti dello scorso gennaio, quando, dopo la partita Cremonese-Mantova, alcuni esponenti del movimento vennero aggrediti nel parcheggio dello stadio da militanti armati del centro sociale, riuscendo poi a metterli in fuga, dopo degli scontri in cui rimase ferito Emilio Visigalli, un cinquantenne con un passato da skinhead poi passato all’antifascismo militante, ora arrestato perché ideava una rappresaglia nei confronti di chi riteneva autore del suo ferimento.
“Lo stesso Visigalli e alcuni altri antagonisti sono stati arrestati oggi – sottolinea Iannone – a dimostrazione non solo che la nostra ricostruzione dei fatti corrisponde a verità, ma anche della incapacità oramai palese dell’antifascismo militante di ragionare in termini diversi da quelli della violenza e della guerra tra bande, concetti quanto mai distanti dalla nostra visione della politica. D’altra parte, la vera natura del Csa Dordoni di Cremona è venuta pienamente alla luce, se mai ce ne fosse stato bisogno, con la manifestazione che pochi giorni dopo gli scontri mise letteralmente a ferro e fuoco la città. Quanto a CasaPound, lo abbiamo detto e lo ripetiamo: situazioni come queste non sono da noi cercate, né volute in alcun modo, ma anzi sono il frutto avvelenato della prepotenza e del clima creato ad arte dal movimento antagonista, con l’avallo e la protezione della sinistra di governo: a Cremona, dove già in precedenza si erano verificati episodi di aggressioni nei confronti di nostri militanti, come in tante altre città d’Italia, dove, pur di fermare CasaPound Italia, sono arrivati addirittura a mettere bombe nelle nostre sedi”.