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CASAPOUND ITALIA NEL TERRITORIO

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CasaPound Italia comunica con i media tramite addetti regionali e un coordinamento nazionale per interviste e contenuti.

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VIDEO

Video YouTube VVV4WnBOU1p4cTduaGxSRm10VjV2Y0RBLmtuWkRBdlgxVXZN Il video della manifestazione di sabato 17 a La Spezia. 

Ancora una volta abbiamo dimostrato che nessuno può impedirci di scendere in piazza
Il video della manifestazione di sabato 17 a La Spezia. 

Ancora una volta abbiamo dimostrato che nessuno può impedirci di scendere in piazza
Defend Europe, il corteo di CasaPound Italia a La Spezia
Le dichiarazioni di Luca Marsella sui tentativi di impedire la manifestazione "Defend Europe" che si terrà a La Spezia sabato 17 maggio.
Corteo Remigrazione di CasaPound a La Spezia, parla Luca Marsella
CasaPound Cagliari ha ricordato le vittime dei bombardamenti alleati a Cagliari del 1943, che rasero al suolo il 75% della città e uccisero più di 2000 civili.

Dopo qualche prima incursione nell'inizio del 1943, a Febbraio cominciarono
i bombardamenti a tappeto sulla Sardegna. Ben presto Cagliari divenne la seconda città italiana più bombardata.

Innumerevoli bombardieri anglo-americani scatenarono un inferno di fuoco e macerie. Non furono risparmiate né le chiese né gli ingressi dei rifugi.

La liberazione alleata di fiamme e schegge costò la vita a 2000 civili innocenti lasciandone a terra altri 5000 feriti.

Alle vittime dei bombardamenti si aggiunse la distruzione del 75% del patrimonio edilizio, raso al suolo o reso inabitabile, e del 70% del patrimonio della nostra Cagliari.

Come comunità militante di CP e come cagliaritani abbiamo reso onore a chi ha perso la casa, la famiglia, la vita, sotto le bombe alleate in quei maledetti giorni del 1943.
CasaPound ricorda le vittime dei bombardamenti alleati a Cagliari del 1943
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FAQ

  • Che cos’è CasaPound Italia?
  • Quali sono le principali battaglie politiche?
  • CPI ha anche un movimento studentesco?
  • Di cosa si occupa CPI?
  • CPI è un movimento extraparlamentare?
  • CPI è un movimento xenofobo?
  • CPI è un movimento omofobo?
  • CPI è un movimento di estrazione confessionale o religiosa?
  • CPI è un movimento violento?
  • Ci sono donne in CPI? Che ruolo hanno nell’organizzazione?
  • Ma, in due parole, cosa vuole CPI?
CPI è una associazione di promozione sociale regolarmente costituita e riconosciuta. E’ un movimento politico che opera per un’altra politica. Le sue attività sotto la luce del sole. Cpi è uno slancio sociale, una speranza di riscossa, un’avanguardia del pensiero.
E’ lo scudo e la spada di un popolo tradito, umiliato, venduto e che da solo continua a tradire se stesso. E’ arte, cultura, impegno sociale – in una parola: vita – in un mondo agonizzante e plastificato.
Battaglie per il recupero della sovranità nazionale, economica e monetaria di ogni nazione europea.
Battaglie contro l’immigrazione, contro l’installazione di centri di accoglienza nei quartieri, per la preferenza nazionale nelle graduatorie per asili e case popolari.
Battaglie per la proprietà della casa (“Mutuo Sociale”) ed il sostegno alla natalità (“Reddito Nazionale di Natalità”).
Certo, si chiama Blocco Studentesco. E’ uno dei principali movimenti politici italiani nelle scuole.
Di politica. Ovvero del bene della polis. Cioè di dare speranza, dignità, forza e volontà a un popolo estenuato ed esangue.
CPI agisce nella società circostante con una sola volontà che si esprime in mille voci: mostre, conferenze, gruppi di studio, sperimentazioni artistiche, concerti, centri di aggregazione, comunità giovanili, palestre, volontariato, sindacalismo, provocazioni mediatiche.
Assolutamente no. Cpi ha militanti, sostenitori e amici che operano nella politica istituzionale, nell’ufficialità culturale, nelle associazioni che determinano la vita sociale della nazione.
Non è un gruppo di reietti sediziosi, di pazzi terroristi, di teste calde in cerca di bravate. Il velleitarismo ribellistico estremista non ci interessa, non ci attrae, non ci piace.
Noi vogliamo essere protagonisti del nostro tempo, non comparse in uno spettacolo il cui copione sia stato già scritto assegnando a noi la parte dei cattivi, degli eversivi, degli invasati, dei fanatici.
Assolutamente no. CPI non ha “paura” di ciò che è “diverso”. Ma in una fase in cui la politica opera una preferenza sistematica per lo straniero, noi preferiamo occuparci orgogliosamente degli italiani.
CPI crede che i problemi dell’Italia e quelli delle popolazioni africane non si risolvano “sostituendo” la nostra popolazione con altre che stanno più simpatiche ai buonisti. Crede, inoltre, che i popoli in difficoltà vadano aiutati a casa loro.
Ma riconoscere tutto ciò e attuare di conseguenza una politica di preferenza nazionale e di respiro identitario, non significa essere xenofobi. Significa riconoscere un dato elementare della politica: lo Stato, se è tale, non deve mai dimenticarsi dei propri figli.
Il fatto che due esseri dello stesso sesso si amino e desiderino vivere liberamente la loro sessualità non ci turba minimamente.
Certo, non tutti vivono tale condizione con equilibrio e buon gusto, ma questo vale anche per troppe coppie etero e comunque il buon gusto fa parte dello stile, non può certo essere imposto per legge.
Allo stesso modo non vediamo il problema nel fatto che tali unioni abbiano un riconoscimento di tipo civile e amministrativo, con l’attribuzione di determinati diritti e doveri alla coppia.
Siamo invece del tutto contrari ad ogni ipotesi di adozione di bambini a coppie gay e contrastiamo con forza l’introduzione dell’ideologia gender nelle scuole.
CPI è un movimento laico e non confessionale. Rispetta ogni credo e ogni via d’accesso al sacro come percorso individuale.
Da un punto di vista più politico diciamo invece che può aderire a CPI chiunque ne condivida programmi, idee, stili, linguaggi, a prescindere dal suo credo religioso.
Non può invece aderire a CPI chiunque creda di poter perseguire sotto le nostre insegne una politica di stampo confessionale, bigotto, reazionario, lobbistico.
CPI fa politica, non teppismo. Non è interessata a mostrare i muscoli.
Vuole la forza tranquilla. Ma allo stesso tempo non può permettere che chicchessia ne contesti la legittimità ad agire e a esistere.
Noi vogliamo il confronto, ma non rifiutiamo lo scontro, se questo ci viene imposto e se ne va della nostra sopravvivenza politica e fisica.
Ci sono molte donne in CPI. Le nostre ragazze sono sempre in prima linea in ogni azione, dando ogni volta un fondamentale contributo.
Nell’articolazione dei singoli ruoli da attribuire in base al genere, CPI rifiuta sia la confusione che la sottomissione. L’umiliazione della donna è tipica del mondo contemporaneo, nei suoi due aspetti consumista e fondamentalista.
Ciò che noi perseguiamo è invece l’organica complementarietà di uomo e donna, per una reale politica della differenza.

Riprendersi tutto.

 

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