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CasaPound Italia comunica con i media tramite addetti regionali e un coordinamento nazionale per interviste e contenuti.

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VIDEO

Video YouTube VVV4WnBOU1p4cTduaGxSRm10VjV2Y0RBLndSTHhMZ3d6ZW1n CasaPound Cagliari ha ricordato le vittime dei bombardamenti alleati a Cagliari del 1943, che rasero al suolo il 75% della città e uccisero più di 2000 civili.

Dopo qualche prima incursione nell'inizio del 1943, a Febbraio cominciarono
i bombardamenti a tappeto sulla Sardegna. Ben presto Cagliari divenne la seconda città italiana più bombardata.

Innumerevoli bombardieri anglo-americani scatenarono un inferno di fuoco e macerie. Non furono risparmiate né le chiese né gli ingressi dei rifugi.

La liberazione alleata di fiamme e schegge costò la vita a 2000 civili innocenti lasciandone a terra altri 5000 feriti.

Alle vittime dei bombardamenti si aggiunse la distruzione del 75% del patrimonio edilizio, raso al suolo o reso inabitabile, e del 70% del patrimonio della nostra Cagliari.

Come comunità militante di CP e come cagliaritani abbiamo reso onore a chi ha perso la casa, la famiglia, la vita, sotto le bombe alleate in quei maledetti giorni del 1943.
CasaPound Cagliari ha ricordato le vittime dei bombardamenti alleati a Cagliari del 1943, che rasero al suolo il 75% della città e uccisero più di 2000 civili.

Dopo qualche prima incursione nell'inizio del 1943, a Febbraio cominciarono
i bombardamenti a tappeto sulla Sardegna. Ben presto Cagliari divenne la seconda città italiana più bombardata.

Innumerevoli bombardieri anglo-americani scatenarono un inferno di fuoco e macerie. Non furono risparmiate né le chiese né gli ingressi dei rifugi.

La liberazione alleata di fiamme e schegge costò la vita a 2000 civili innocenti lasciandone a terra altri 5000 feriti.

Alle vittime dei bombardamenti si aggiunse la distruzione del 75% del patrimonio edilizio, raso al suolo o reso inabitabile, e del 70% del patrimonio della nostra Cagliari.

Come comunità militante di CP e come cagliaritani abbiamo reso onore a chi ha perso la casa, la famiglia, la vita, sotto le bombe alleate in quei maledetti giorni del 1943.
CasaPound ricorda le vittime dei bombardamenti alleati a Cagliari del 1943
Una giornata storica quella del 9 novembre a Bologna

Oltre 700 manifestanti in corteo nel capoluogo emiliano raggiungono piazza XX settembre. La nostra forza tranquilla contro il caos e la frustrazione degli antifascisti. 

Facciamo girare il più possibile il video per ristabilire la verità.
CasaPound e Rete dei Patrioti, la manifestazione a Bologna
Striscioni in tutta Italia e deposizioni di fiori fuori ai consolati greci o in luoghi simbolici. Cosí CasaPound Italia ha deciso di ricordare Manolis Kapelonis e Yorgos Fountoulis, i due giovani del partito greco Alba Dorata, assassinati nel 2013 davanti ad una sede alla periferia di Atene. 

A Roma, una delegazione di CasaPound, è stata ricevuta ieri dalla segreteria dell’Ambasciata della Grecia alla quale sono stati consegnati un mazzo di fiori ed una lettera. Lo scorso anno, il primo novembre, 21 militanti di CasaPound, che intendevano partecipare alle commemorazioni in Grecia, fuorono arrestati in modo preventivo all’aeroporto di Atene e rilasciati solo due giorni dopo.
CasaPound ricorda in tutta Italia Yorgos e Manolis, giovani militanti greci uccisi nel 2013
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FAQ

  • Che cos’è CasaPound Italia?
  • Quali sono le principali battaglie politiche?
  • CPI ha anche un movimento studentesco?
  • Di cosa si occupa CPI?
  • CPI è un movimento extraparlamentare?
  • CPI è un movimento xenofobo?
  • CPI è un movimento omofobo?
  • CPI è un movimento di estrazione confessionale o religiosa?
  • CPI è un movimento violento?
  • Ci sono donne in CPI? Che ruolo hanno nell’organizzazione?
  • CPI è lo strumento di qualche potenza estera (Usa, Russia, etc)?
  • CPI è un movimento anti Ue?
  • Ma, in due parole, cosa vuole CPI?

CPI è una associazione di promozione sociale regolarmente costituita e riconosciuta. È un movimento politico che opera per un’altra politica. Le sue attività sotto la luce del sole. Cpi è uno slancio sociale, una speranza di riscossa, un’avanguardia del pensiero.

Battaglie per il recupero della sovranità nazionale, economica e monetaria. Battaglie contro l’immigrazione, per la preferenza nazionale nelle graduatorie per asili e case popolari. Battaglie per la proprietà della casa (“Mutuo Sociale”) ed il sostegno alla natalità (“Reddito Nazionale di Natalità”).

Certo, si chiama Blocco Studentesco. È uno dei principali movimenti politici italiani nelle scuole.
Per ulteriori informazioni: www.bloccostudentesco.org

Di politica. Ovvero del bene della polis. Cioè di dare speranza, dignità, forza e volontà a un popolo estenuato ed esangue. CPI agisce nella società circostante con una sola volontà che si esprime in mille voci: mostre, conferenze, gruppi di studio, sperimentazioni artistiche, concerti, centri di aggregazione, comunità giovanili, palestre, volontariato, sindacalismo, provocazioni mediatiche.

Assolutamente no. Cpi ha militanti, sostenitori e amici che operano nella politica istituzionale, nell’ufficialità culturale, nelle associazioni che determinano la vita sociale della nazione. Non è un gruppo di reietti sediziosi, di pazzi terroristi, di teste calde in cerca di bravate. Il velleitarismo ribellistico estremista non ci interessa, non ci attrae, non ci piace. Quando lo ha ritenuto opportuno, CPI si è candidata alle elezioni, accettando in pieno il gioco democratico, e non esclude di tornare a farlo in futuro.

Assolutamente no. CPI non ha “paura” di ciò che è “diverso”. Ma in una fase in cui la politica opera una preferenza sistematica per lo straniero, noi preferiamo occuparci orgogliosamente degli italiani. CPI crede che i problemi dell’Italia e quelli delle popolazioni africane non si risolvano “sostituendo” la nostra popolazione con altre che stanno più simpatiche alle élite culturali. Crede, inoltre, che i problemi dei popoli in difficoltà si risolvano nell’ambito di un nuovo ordine geopolitico fatto di collaborazioni tra blocchi e civiltà. Ma riconoscere tutto ciò e attuare di conseguenza una politica di preferenza nazionale e di respiro identitario, non significa essere xenofobi. Significa riconoscere un dato elementare della politica: lo Stato, se è tale, non deve mai dimenticarsi dei propri figli.

Il fatto che due esseri dello stesso sesso si amino e desiderino vivere liberamente la loro sessualità non ci turba minimamente. Allo stesso modo non vediamo il problema nel fatto che tali unioni abbiano un riconoscimento di tipo civile e amministrativo, con l’attribuzione di determinati diritti e doveri alla coppia. Ci rifiutiamo tuttavia di parificare mere unioni individuali a istituzioni come la famiglia, vocate alla perpetuazione di un popolo e alla trasmissione della sua eredità culturale. Siamo inoltre del tutto contrari ad ogni ipotesi di adozione di bambini a coppie gay e contrastiamo con forza l’introduzione dell’ideologia gender nelle scuole.

CPI è un movimento laico e non confessionale. Rispetta ogni credo e ogni via d’accesso al sacro come percorso individuale. Da un punto di vista più politico diciamo invece che può aderire a CPI chiunque ne condivida programmi, idee, stili, linguaggi, a prescindere dal suo credo religioso. Non può invece aderire a CPI chiunque creda di poter perseguire sotto le nostre insegne una politica di stampo confessionale, bigotto, reazionario, lobbistico.

CPI fa politica, non teppismo. Non è interessata a mostrare i muscoli. Vuole la forza tranquilla. Ma allo stesso tempo non può permettere che chicchessia ne contesti la legittimità ad agire e a esistere. Noi vogliamo il confronto, ma non rifiutiamo lo scontro, se questo ci viene imposto e se ne va della nostra sopravvivenza politica e fisica.

Ci sono molte donne in CPI. Le nostre ragazze sono sempre in prima linea in ogni azione, dando ogni volta un fondamentale contributo. Nell’articolazione dei singoli ruoli da attribuire in base al genere, CPI rifiuta sia la confusione che la sottomissione. L’umiliazione della donna è tipica del mondo contemporaneo, nei suoi due aspetti consumista e fondamentalista. Ciò che noi perseguiamo è invece l’organica complementarietà di uomo e donna, per una reale politica della differenza.

CPI agisce autonomamente, rifiutando il condizionamento di qualsiasi potentato straniero e sottraendosi al ruolo di quinta colonna di chicchessia. Nelle sue analisi politiche e geopolitiche può guardare con interesse a talune esperienze estere, ma rifiuta qualsiasi esotismo, qualsiasi proiezione di obbiettivi propri su modelli stranieri. CPI non attende salvatori esteri e quando si interessa di qualcosa che accade al di fuori dei confini nazionali preferisce recarsi sul posto e portare avanti progetti solidali internazionali con le proprie forze, per quanto trascurabili essi possano apparire rispetto al grande gioco della politica internazionale.

CPI critica duramente tutte le mancanze dell’Unione europea, auspicandone il superamento. Rifiuta tuttavia di opporre alle istituzioni di Bruxelles degli antistorici ritorni all’indietro verso sovranità nazionali per lo più immaginarie.

Il quadro comunitario è un punto di partenza in cui innestare politiche realmente europeiste, all’altezza di migliaia di anni di eredità comune. Il superamento dell’Ue che CPI auspica deve andare nella direzione di avere più Italia in Europa e più Europa nel mondo.

Riprendersi tutto.

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